L' ITALIA DIVISA IN TRE

21.01.2014 20:23

 

L’Italia divisa in tre

 

A scuola mi avevano insegnato che l’Italia era divisa in tre macro-aree ; l’Italia Settentrionale. l’Italia Centrale, e l’Italia Meridionale e poi l’Italia Insulare come una sorta di appendice.

 

Questa però era solo una divisione geografica , tanto cioè per offrire un orientamento più puntuale delle alle varie regioni o le allocazioni delle città . Con il passare del tempo , ed a seconda della materia di cui si discute, si sono iniziati ad affermare anche nel linguaggio corrente due poli di riferimento e più esattamente l’Italia del Nord e l’Italia del Sud . Talvolta anche in modo contrapposto. Soprattutto in campo economico l’Italia del settentrione era ed è sinonimo di sviluppo e ad essa si contrapponeva e si contrappone quella del Sud come area di sottosviluppo. Negli anni , a proposito di  sviluppo, anziché distribuirsi in modo omogeneo su tutto il territorio (per una serie di ragioni che sarebbe inutile richiamare) di fatto questa tendenza si è andata sempre più rafforzando. Non mi interessa in questa sede discutere sulle ragioni , mi interessa invece prendere atto che così è.

 

Uno sviluppo a due velocità 

 

Interessa ai fini storici e sociopolitici , che in fondo nel periodo dell’industrializzazione del Paese si è pensato al Nord come  produttore di ricchezza per tutti e che magari  potesse ridistribuirla con ammortizzatori sociali tra Nord e Sud . Da qui sicuramente l' emigrazione di giovani dal Sud verso il Nord. Al Sud rimanevano i più anziani , che continuavano a coltivare la terra, o lavoravano come braccianti agricoli. . Un tipo di agricoltura che peraltro non ha assunto mai una grande importanza. Qui forse risiede il punto di rottura tra due visioni dello sviluppo che non hanno mai dialogato fra loro. Basterebbe pensare all’Industria agroalimentare che non ha radicato nemmeno dove alcune specificità lo avrebbero consentito. Tra questi due grandi filoni di sviluppo l’Italia del Centro non ha mai trovato una sua allocazione precisa. Molto indefinita nei limiti geografici, ma ancora più indefinita nei suoi aspetti relativi allo sviluppo. A pensarci bene forse un modello di sviluppo si è andato affermando spontaneamente, ma interfacciandosi poco anche tra le Regioni che ne erano coinvolte.

 

L’Italia del centro

 

In definitiva se per Italia del Centro volessimo individuare la fascia che abbraccia le regioni della Toscana, dell’Umbria , delle Marche , parte considerevole del Lazio e dell’Abruzzo , forse ci accorgeremmo che il tessuto economico e sociale è molto simile.

 

Su tutto il territorio di questa fascia ha messo radici  uno sviluppo di piccole e medie imprese , un artigianato di qualità , una fiorente agricoltura egualmente di qualità , ed è solo dovuto agli aspetti climatici e di giacitura dei terreni . Ma non solo, le produzioni di qualità , che si collocano tra l’artigianato e la piccola impresa, hanno sicuramente dato un contributo importante al made in Italy . Anche le imprese di dimensioni un po’ più grandi hanno segnato un tipo di sviluppo particolare. Una fascia di suolo bagnato dal mare da ambo le parti, le colline e la modesta costa appenninica costituiscono anche una varietà difficilmente ripetibile, non mancano città d’arte per lo sviluppo del turismo che danno risposta ad ogni genere di richiesta. Il problema vero è che questi micro-sistemi si sono riprodotti in ciascuna regione senza interfacciarsi tra loro. La colpa è sicuramente di una visione sempre longitudinale del Paese. Mancano, infatti, trasversali che le colleghino, sistemi di trasporto che facilitino gli scambi ecc. Io sono convinto che anche in una economia che si va sempre più globalizzando esista uno spazio per sviluppare sinergie importanti .

 

L’inerzia delle istituzioni

 

Forse ,pur non affrontando, in questa sede, un discorso più ampio anche a livello istituzionale, credo però che queste regioni debbano sviluppare maggiori sintonie anche sul piano della programmazione e dello sviluppo. Non sarebbe sicuramente sbagliato se si iniziasse dai collegamenti viari sia su gomma che su rotaia. Da distretti, che aldilà dei confini territoriali valorizzino le proprie produzioni sia delle piccole e medie imprese  (soprattutto di qualità )sia delle eccellenze agricole . Si tratta insomma di osare di più per non rimanere schiacciati da questa logica - Nord e Sud - che ritengo ci abbia già sufficientemente penalizzato. Penso altresì che alcune politiche di settore debbano trovare convergenze significative. Se ciò avvenisse aumenterebbe sicuramente anche il peso politico sia nei confronti del governo nazionale che comunitario.

 

Un progetto per il Centro

 

Pare insomma ovvio un progetto che esalti le caratteristiche del centro e che ne faccia un vero polo di interesse anche dei mercati. Tutto ciò non solo per aumentare la competitività interna al Paese ma per rappresentare una vera cerniera tra Nord e Sud potendo dialogare facilmente con entrambi.

 

Ritengo altresì che le Regioni interessate debbano confrontarsi su molti temi a partire da quelli della infrastrutture di trasporto ,della logistica ecc. per cercare di disegnare uno sviluppo tipico di queste regioni. Si potrebbe iniziare dalla filiera dell’agro-alimentare per continuare sul terreno della qualità e dell’innovazione. In sintesi si dovrebbe iniziare a costruire un vero progetto di valorizzazione dei singoli territori regionali in un ambito più vasto rappresentato appunto dall’Italia del Centro.

 

Se provassimo a fare uno sforzo per capire, intanto, le ricchezze di questo territorio per valorizzarle, ed al contempo capire quali sono le debolezze, per porci rimedio, già avremmo costruito alcuni punti di riferimento per muovere i primi passi. Può sembrare ,questa mia riflessione , un terreno che sfiora la teoria ma ancor peggio una esercitazione mentale fine a se stessa. Ma vi assicuro che almeno per me non è così. In questa logica può trovare allocazione , anche un diverso disegno dei territori anche aldilà degli assetti istituzionali.

Ma chi, ad esempio, non vuole immaginare che Rieti( per citare una città) rappresenta obiettivamente l’ultimo pensiero della Regione Lazio?  E che la medesima città trova invece già oggi una buona integrazione con la provincia di Terni e comunque con l’Umbria. Se ( anche solo per inciso ) va avanti la proposta di riordino istituzionale di abolire il Senato ,perché esso diventi la vera "Camera delle Regioni " sembra quanto mai opportuno che le Regioni del Centro rappresentino al meglio le proprie specificità e la propria rappresentanza se già vi sono le fondamenta per una visione territorialmente più estesa rispetto alle singole Regioni.

 

Un invito ai Presidenti delle Regioni

 

Credo allora che i primi passi debbano essere rappresentati da uno o più incontri tra i Presidenti delle medesime  regioni per sviluppare un protocollo dove vengono poste le materie di primaria convergenza in questa ottica di valorizzazione dell’area del Centro Italia. La stessa cosa si potrebbe ripetere tra gli Assessori alle varie materie, per capire le materie e gli interessi che ci accomunano e su cui si può lavorare insieme. Io sono convinto che anche scendendo nel concreto ce ne sarebbero tantissimi. Azzardo a dire forse più  interessi di quanti non possano avere le stesse regioni del Nord o le stesse regioni del Sud. In sintesi una sorta di coordinamento spontaneo ,volontario che ci faccia pensare allo sviluppo che non segue certamente le linee dei confini istituzionali . Oggi invero ci sentiamo cittadini di una regione, di un paese e del mondo, tranne  che ci cittadini di un’area naturale che ci accomuna. L’area del centro. L’area del cuore dell’Italia. Ma non basta.

 

Servizi ai cittadini, sviluppo, istruzione , turismo.

 

Forse si potrebbe pensare a collaborazioni nell’area dei servizi ai cittadini. Mi riferisco ad esempio alla sanità , sia a livelli di base sufficientemente omogenei di assistenza , sia ai poli di alta specializzazione( o di eccellenza) perché vengano favoriti gli scambi sia in uscita che in entrate per fini di ricovero e cura proprio tra queste regioni . Ciò sarebbe un interesse notevole per i cittadini ed un circuito virtuoso ai fini dell’entrata e uscita di risorse dalle diverse regioni .Ma non solo; anche lo sviluppo certo di nuove eccellenze ed un forte stimolo alla ricerca. E che dire delle nostre Università se non ugualmente il fatto che da una visione più complessiva se ne gioverebbero tutti. Io credo che il polo del Centro anche sotto questo profilo possa offrire tutto ai propri cittadini ,ma possa essere anche un forte polo di richiamo per le altre Regioni.

 

Un invito a riflettere

 

E non sarebbe la stessa cosa di ora dove magari la tentazione è di essere "concorrenti" al nostro interno. Non è la stessa cosa concorrere al "ribasso" con il “concorrere”, nel senso di portare qualcosa ciascuno per spostare l’asse verso l’alto. Lo stesso si può affermare per le politiche sul turismo dove abbiamo credo l’offerta più ampia e più diversificata rispetto ad altri territori.

Promuovere il turismo all’estero , non è semplice né un’operazione da bassi costi , pertanto potersi muovere insieme rappresenterebbe sicuramente un risparmio ed un valore aggiunto.

E si potrebbe continuare e lo faremo anche per specifici temi convinti della utilità della iniziativa .

Siamo però anche convinti di aver stimolato una riflessione , per la politica , per le istituzioni, per le forze sociali del lavoro e dell’impresa , o almeno speriamo di esserci riusciti. Non è semplice da spiegare in poco spazio ma abbiamo tentato ugualmente . E ci attendiamo anche contributi da chi vorrà leggerci.

Ottavio Nulli Pero